Scoperta nel 1980, la nanocellulosa rappresenta, oggi, il materiale del futuro. Essa ha delle caratteristiche eccezionali che la rendono leggera, flessibile e resistente addirittura più dell’acciaio. Gli impieghi a cui è destinata, di conseguenza, sono numerosi e variegati. All’inizio, la sua commercializzazione è stata ostacolata dal processo di produzione troppo dispendioso in termini economici ed energetici ma negli ultimi tempi si è arrivati a ridurre il consumo energetico del 98%.La nanocellulosa è costituita da materia vegetale, lavorata in maniera tale da essere smantellata e ricomposta in strutture somiglianti a cristalli di tessuto, su piccolissima scala. Il prodotto finale ricorda per certi versi la fibra di vetro o al Kevlar. Modellabile a piacimento, stupisce per la sua incredibile robustezza, otto volte maggiore, se sottoposta a trazione, di quella riscontrata nell’acciaio. Non solo, è anche impermeabile ai gas e se impiegata come componente di schiume e aerogel, si dimostra incredibilmente assorbente.

Una schiuma ultraleggera resistente alle fiamme composta da nanocellulosa, ossido di grafene e nanoparticelle di sepiolite costituiscono la base per la realizzazione di un isolante termico altamente performante, come dimostrato da un progetto di ricerca del Politecnico di Torino.

Per ottenere un’isolante termico ad alte prestazioni, con proprietà ignifughe e completamente ecocompatibile, basta combinare, infatti, la nanocellulosa ad altri materiali ‘green’. È questo il risultato di una ricerca finanziata da Swedish strategic foundation (SSF) Svezia, condotta in collaborazione con il Politecnico di Torino e pubblicata il 2 novembre scorso sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Nanotechnology, che ha condotto alla definizione di un nuovo isolante termico completamente biocompatibile e tale da rappresentare un’alternativa ai materiali tradizionali.

Data l’incidenza che l’isolamento termico degli edifici ha sul consumo globale di energia (pari mediamente al 10%), l’obiettivo del progetto di ricerca è stato quello di trovare una reale alternativa ai tradizionali materiali, come il polistirene espanso, che tutt’ora non permettono il raggiungimento degli standard necessari per la costruzione di abitazioni a basso impatto energetico