La miglior difesa dalle temperature esterne (caldo e freddo) per i nostri corpi consiste nel mettere una barriera tra noi e l’esterno. I vestiti, quindi, sono una vera e propria seconda pelle, barriere termiche agli eventi atmosferici.
La nostra “terza pelle” è la casa, dove abitiamo e dove svolgiamo molte delle nostre attività. Come per la nostra seconda pelle, anch’essa è un elemento che separa dall’esterno e, quindi, dal caldo, dal freddo e dalle avversità atmosferiche.
La terza pelle siamo abituati a volerla in primo luogo solida. Ma l’idea che i muri delle nostre case siano costruiti secondo criteri “solo” di solidità fa perdere, nel tempo, il senso della loro seconda, altrettanto importante, funzionalità: l’isolamento dall’esterno.
Abbiamo pilastri in calcestruzzo armato, tamponature in laterizio, muri di forati o di mattoni pieni, travi e solai in cemento armato. Tutto solidissimo. Ma l’effetto di questa solidità è che questi muri e pareti sono perfette per trasferire d’inverno il freddo e d’estate importare il caldo dall’esterno all’interno delle nostre case. E poi sono degli ottimi sistemi di trattenuta di caldo e freddo.
Fino a qualche tempo fa queste problematiche restavano in secondo piano. Oggi il costo dell’energia, l’esigenza di ridurre la produzione di Co2, la nuova classificazione degli edifici e le norme sulla certificazione di prestazione energetica, obbligatoria per ogni compravendita o contratto di affitto hanno, di fatto, iniziato a modificare l’approccio all’isolamento termico degli edifici e, di conseguenza, al loro mercato.
Fino a qualche tempo fa il “cappotto” termico delle abitazioni era una pratica utilizzata soprattutto nelle nuove costruzioni, oggi il recupero e le ristrutturazioni in senso energetico degli edifici rappresentano un grande bacino e un mercato in espansione (anche grazie agli incentivi del governo prorogati per tutto il 2014 e per i condomini fino al 2015) per i prodotti legati al cappotto e al sistema tecnologico che lo supporta, dai sistemi di fissaggio a quelli di finitura, agli stessi prodotti isolanti con i quali sono realizzate le superfici.
Il mercato dell’isolamento termico è cresciuto negli ultimi 5 anni di oltre il 35% e oggi il mercato dei cappotti è il terzo in Europa, dopo Germania e Polonia.
In Italia oltre 11 milioni di case sono di classe G. In pratica calde d’estate e fredde d’inverno perché costruite con materiali che non mantengono la temperatura. Di conseguenza, secondo Cortexa, il Consorzio italiano per la cultura del sistema a cappotto, calcolando un costo pari a circa 40 €/mq installato, il mercato del cappotto oggi in Italia vale circa 700 milioni di euro, ma le prospettive sono di crescita nei prossimi anni, con un trend del 2-3% all’anno.
Il perché del successo del sistema a cappotto nelle ristrutturazioni è evidente se si considera da un lato che le dispersioni energetiche di una casa dipendono al 40% dal tetto, al 30% dalle pareti, al 20% dagli infissi e al 10% dagli impianti. Un intervento di isolamento termico a cappotto ha un costo che, se integrato da un intervento adeguato al tetto, permette di abbattere immediatamente la bolletta energetica del 70%. Inoltre, il costo complessivo, grazie agli incentivi fiscali, consente di recuperare l’investimento in circa 8 anni.
Se questo comparto rappresenta per il settore edile una grande opportunità, c’è anche da valutare quante imprese, oggi, sanno scegliere e applicare adeguatamente un sistema di isolamento a cappotto, scegliendo fornitori, prodotti, sistemi di fissaggio e finiture.
Quello della riqualificazione energetica degli edifici è un mercato che non si improvvisa, che punta sulla qualificazione dei produttori, dei distributori, degli installatori e delle imprese di posa in opera. Perché nel sistema a cappotto, più che in altri settori, è fondamentale l’organizzazione della filiera.